Enormi passi avanti sono stati fatti negli ultimi anni nella qualità dei rivestimenti superficiali dei materiali metallici grazie alla cataforesi.
Se hai letto questo articolo, ti ricorderai che quando ero piccola mio papà aveva una 127 verde che perdeva i pezzi di carrozzeria in corrispondenza dei passaruota a causa della corrosione e questo oggi non capita più grazie alla cataforesi.
In questo articolo andremo ad analizzare il rivestimento di verniciatura per cataforesi.
Questo tipo di tecnologia è molto diffuso nel settore automotive. Il suo scopo è conferire agli elementi metallici una notevole resistenza alla corrosione, andando a formare uno strato uniforme di resina, e al tempo stesso migliora l’adesione di ulteriori strati ad essa sovrapposti.
L’importanza della cataforesi è innanzitutto funzionale, in quanto un componente potrebbe rompersi in seguito a corrosione della sua superficie. La corrosione infatti è uno dei motivi che possono portare a failure (rottura) di componenti sottoposti a fatica. Sospensioni, braccetti, staffe, alberi di trasmissione sono tutti componenti verniciati in cataforesi che sono sottoposti a fatica e quindi la sicurezza è cruciale.
Inoltre la corrosione ha un grande impatto dal punto di vista estetico, che è un elemento tenuto in grandissima considerazione in ambito automotive. Problemi moto diffusi una volta, come il sottoscocca o i passaruota mangiati dalla ruggine, sono stati definitivamente eliminati negli ultimi decenni. Tuttavia piccoli difetti estetici derivanti da corrosione della verniciatura sono sempre in agguato e hanno un grande impatto visivo sull’aspetto e sull’opinione di qualità di un’auto, soprattutto in relazione al passare del tempo.
Quali sono dunque le prove che uno tra i maggiori produttori mondiali di auto, la FCA, prevede per i suoi componenti verniciati mediante cataforesi? Lo scopriremo analizzando nel dettaglio il capitolato FIAT FCA 9.55842.
Vediamo innanzitutto alcune nozioni fondamentali sulla cataforesi.
Generalmente, la cataforesi può essere un monostrato a finire oppure può far parte di un rivestimento multistrato, costituito da cataforesi + polvere + fondo + smalto, ecc. La cataforesi in monostrato a finire è adatta a proteggere parti sottoscocca di autoveicoli (braccetti di sospensioni, ponti torcenti, staffe vano motore, ecc..), mentre la cataforesi in multistrato riveste l’intera carrozzeria dell’auto.
Sebbene la protezione offerta al materiale base non sia di natura elettrolitica come la zincatura, ma più semplicemente di barriera alle sostanze corrosive, la deposizione sfrutta comunque un processo elettrico nel quale i pezzi vengono immersi in una vasca con la presenza di elettrodi. Il componente da rivestire è collegata al polo negativo di alimentatore elettrico, mentre gli elettrodi immersi nella vasca sono collegati al polo positivo.
Il risultato è la deposizione della vernice sul pezzo in seguito ad alcuni processi elettrochimici, seguita dalla sua solidificazione (polimerizzazione). All’estrazione dalla vasca il rivestimento risulta già solido, quindi gli unici passaggi finali sono il lavaggio e l’essiccazione ad una temperatura inferiore a 200°C.
Il processo di cataforesi è molto efficace nel ricoprire con uno strato continuo ed omogeneo i particolari automotive, tuttavia la complessa messa a punto del processo e la richiesta continua e costante di manutenzione degli impianti richiede un accurato controllo a campione sul prodotto finale.
Prova di corrosione in nebbia salina secondo la norma FIAT 9.55842